
Stretti di Giaredo: dove la natura disegna scenari emozionanti.
Che dire In merito alla bellezza degli Stretti di Giaredo? Poco possiamo aggiungere ai giudizi espressi da quanti li hanno visitati.
Gli Stretti di Giaredo, in questi anni, stanno riscuotendo attenzione: sono molto frequentati ed anche molto apprezzati.
La conferma è ricavabile dalla consultazione del sito di Trip Advisor.
Gli Stretti di Giaredo: cosa sono e dove sono
Con il nome di Stretti di Giaredo viene indicato un susseguirsi di canyon.
Cinque in tutto.
Le acque del torrente Gordana, con il loro impeto, li hanno scavati in migliaia di anni.
Il torrente Gordana, è un corso d’acqua che nasce dal monte Tecchione.
Dopo aver attraversato la valle di Zeri, va infine a confluire nel fiume Magra, in prossimità di Pontremoli.
Ed appunto Zeri e Pontremoli sono i due comuni sul territorio dei quali si snodano gli Stretti di Giaredo, ed, in alcuni tratti, ne tracciano i confini.
Stretti di Giaredo: come raggiungerli
Raggiungere questo luogo fantastico, è facile.
Esso si trova a poche centinaia di metri dal centro abitato di Pontremoli. Ecco le indicazioni: imboccate la strada che conduce verso Zeri.
Dopo un breve tratto, troverete un’insegna artigianale dipinta su una vecchia tavoletta di legno.
Quest’ultima è collocata in prossimità di una strada sterrata, sulla sinistra, e indica la via da percorrere per raggiungere gli Stretti di Giaredo.
Imboccatela ed accingetevi ad abbandonare l’automobile, o qualsiasi altro mezzo con cui siete arrivati.

Infatti troverete subito una piazzola presso la quale parcheggiare.
Pochi minuti di percorso sentieristico saranno sufficienti a raggiungere una delle sponde del torrente Gordana.
Il luogo, fino a pochi anni or sono era del tutto sconosciuto. Anche a chi risiedeva nelle sue vicinanze.
Negli ultimi anni, attraverso un semplice passaparola è divenuto una meta irrinunciabile per molti.
Ovviamente, per coloro che amano la natura ed apprezzano il paesaggio ed anche i luoghi selvaggi.
E sono apprezzati anche da chi non disdegna le esperienze nuove ma, timoroso, non intende correre rischi per la propria incolumità: gli Stretti di Giaredo infatti, presentandosi con questo antro che si incunea fra alte pareti possono suscitare una certa apprensione.
Ma si tratta di un turbamento ingiustificato: vinta ogni perplessità si entra e l’impatto è subito straordinario. Da lì in poi un tragitto ricco di emozioni.
Un caleidoscopio naturale
Riflessi multicolori si sprigionano dalle acque.
Ad ogni passo assumono sfumature diverse.
Ed i colori sono riposanti, naturali così come lo è la loro origine.
I grigi determinati dalle pietre arenarie distribuite lungo tutto il corso d’acqua.
I rossi riflessi dalle pareti ricche di sedimenti ferrosi.
I verdi alimentati dall’alta vegetazione distribuita, con continuità, lungo entrambe le sponde del torrente.
Il sole, talvolta attraversando talaltra riflettendo questi elementi, ne esalta i cromatismi rendendoci osservatori di uno straordinario caleidoscopio naturale.

La passeggiata
Prima di raggiungere i canyon, per alcune centinaia di metri, la risalita del torrente altro non è che una semplice passeggiata.

Che sovente si trasforma in gioco.
Quello di disegnare un percorso utilizzando le pietre affioranti.
Zigzagando su di esse. Soffermandosi ad osservare i numerosi branchi di girini. Facendo rimbalzare i ciottoli sull’acqua. Saltando da una all’altra sponda, evitando perfino, qualora lo si desideri, di bagnarsi i piedi.
Percorse, in questo modo, poche centinaia di metri, invece, gli Stretti di Giaredo diventano un parco di divertimenti naturale, per i più ardimentosi.
La parte riservata ai più audaci
Completamente immersi in un’acqua pulitissima.
Caratterizzata da una temperatura ben descritta dal termine “tonificante”. Il rappresentarla come “Accogliente” potrebbe esporci a qualche rischio di incorrere nel reato di pubblicità ingannevole.
Si risale il corso del torrente, per un tratto in cui le pozze d’acqua, profonde fino a 5 metri, si alternano alle cascatelle che le alimentano.

Un percorso lungo diverse centinaia di metri. Fino al raggiungimento della diga che, a Noce di Zeri, ne decreta la fine.
Un tratto che si snoda tutto all’interno di due sovrastanti e imponenti pareti a picco. Imponenti.
Alte alcune decine di metri e composte da rocce che, in virtù della loro variegata composizione, sembrerebbero quasi aver voluto raccogliere, in questo punto, la sfida estetica loro lanciata dalle cristalline acque del Gordana, che scorrono ai loro piedi.
Sfida che si chiude in parità: non esiste gerarchia nel bel libro della natura!


